Il Club dei 27
I numeri. Il 3 luglio ho compiuto 27 anni. Nato a Biella, nell’anno del Signore 1992.
Il Club dei 27 (qui per reference). Mi sono sempre chiesto se i numeri fossero un qualcosa che l’essere umano si è inventato per porre un ordine dove ordine non c’è. Per schedare, mettere in fila, dare un senso. Ed ora, affacciandomi a questi 27 anni mi guardo indietro e non sono molto soddisfatto. Sarà perché, come dice Matthew McConaughey, bisogna sempre rinnovare la propria ricerca dell’eroe: alzare la sbarra. Giorno dopo giorno mirare sempre più in alto.
A questo, però, aggiungo un pratico punto: accontentarsi ogni giorno delle piccole vittorie. L’alzarsi dal letto.
Quest’anno ho un obbiettivo: evitare l’appartenenza a quel club lì. No, dai, non parlo di grandi cose teatrali, semplicemente di dati di fatto: questo ritmo che sto portando mi sta uccidendo dentro. Non voglio morire dentro a 27 anni. Voglio stare attaccato a quello che per me è vita.
Vita non è fingere. Vita non è accettare continuamente tutto e per tutto. Vita non è portarsi sempre e solo il peso degli altri, scordando che c’è anche il proprio da portare avanti. Non voglio far parte del club dei 27. Voglio arrivare un po’ più in là.
Tagliare per crescere
Ecco, se potessi scegliere, vorrei per me, come obbiettivo, in questo anno, il riuscire a tagliare dove è giusto tagliare. Rimuovere. Togliere. Senza sentirmi in colpa, senza sentirmi di meno. Tagliare per riuscire a volare, o meglio, ad andare dove voglio andare. Certo. Mi guardo indietro e un po’ soffro. Tutta questa fatica per… questo? Significa questo essere adulti? Vivere in un mondo in cui da una parte ti fanno tutti i complimenti, poi o ti scaricano i loro pesi o ti continuano a trattare come un bambinone?
Di tutte queste cose, qual è quella di cui davvero vale la pena? Posso iniziare, per una volta, a costruire qualcosa che posso definire mio? Una mia figura che non sia sempre in relazione a qualcosa? “Luca” del gruppo “XX”, “Luca” del partito “XX”, “Luca” figlio di/nipote di “XX”? Vorrei riuscire ad essere Luca e basta (per alcuni Decio, per altri Lucio, per me Decio e basta). Io, con una mia identità e sì, una mia dignità personale.
Credo che sia quell’istinto che spinge i front-man delle band ad uscire e a creare la loro, di band. Magari fa cagare, magari è inascoltabile, ma sarà la loro in tutto e per tutto. E magari smetteranno di portarsi dentro l’insuccesso del gruppo, quando loro la loro parte la fanno fottutamente bene.
Piangere in macchina
Credo che, al netto di tutto, stiamo nelle relazioni per avere Quella Persona con cui aprirci, per davvero. Certo, ogni tanto, in qualche Amicizia ci si riesce anche, quando non si è presi dalla competizione, dal voler essere sempre all’altezza dell’altro, da quella stramba idea per cui gli altri hanno sempre problemi più importanti dei nostri.
Io, in questo momento, però, sono fortunato. Posso permettermi di fermarmi, prima di entrare in casa, e di aprirmi con qualcuno che capisce quando ascoltare e basta. Senza dare soluzioni con chiavi in mano. Partecipando in modo giusto a quella roba strana che è il proprio dolore, senza intrudere a gamba tesa. O meglio, magari provarci, ma saper capire quando è il caso di non farlo.
E può essere Quella Persona, può essere Quell’Amico. Ricordiamoci, però, che è anche giusto diventare e prendersi l’onere, ogni tanto, di essere Quella Persona per qualcuno che ha Bisogno. Odio l’uso delle maiuscole ma penso che in questo caso renda.
Monday’s Blues
Da un paio di mesi a questa parte non vivo più il blues della domenica sera. Si è spostato al lunedì. Il ricominciare una tiritera di menate. L’imparare ad aspettare. Non sono mai stato un ragno. Sono poco abile a tessere tele, ad aspettare la preda. Preferisco lanciarmi alla rincorsa e prendere il problema in mano. Ora, invece, mi sento nella melassa mentre vorrei solo correre.
Il punto è capire chi vuole farti correre e chi invece ti vuole tenere nella melassa. O anzi, chi vuole farti fare l’allenamento per poter correre bene, e chi ha l’interesse (o la comodità) a vederti schiantato contro un muro per poter dire “Beh, te l’avevo detto che non eri pronto, no?”.
Vedremo.
Luca Decio