Sottofondo consigliaterrimo: Liberi o No.
Non ho più tempo per perdere tempo.
Non ho più voglia di perdere la voglia.
Non ho più energie per disperdere energie.
Non ho più vincoli a tenermi vincolato.
Non ho più remore a fermarmi.
Sono libero. Libero da me stesso, dalle regole autoimposte per chissà quale assurdo motivo. Io mi perdono. Perdono l’aver continuato a perpetrare una immagine di me stesso e a me stesso che non era che una assurda costruzione basata sul nulla.
La libertà è conseguenza possibile e vera solamente di un profondo cambiamento interiore e di paradigma. Il modello deve cambiare, i fattori, il loro speso specifico. Non si può pensare di ottenere qualcosa senza perdere qualcos’altro. Conscio di questo, mi accingo a costruire un nuovo me stesso, accompagnato da chi voglio e da chi mi vuole.
Quelle anime che malgrado la distanza, le incomprensioni, le barriere, il tempo e lo spazio si comprendono ora si comprenderanno domani.
La tristezza del dover ammettere di aver sempre saputo di costringersi a mantenere dei rapporti, delle amicizie, del continuare a voler chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Perdonare i giochini delle altre persone perché animato da un non so quale senso di superiorità ed onnipotenza ho sempre ritenuto di poter sopportare, mentre invece loro non ne sarebbero stati in grado.
Ho delle grosse spalle.
Seneca diceva: «Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi, et tempus quod adhuc aut auferebatur aut subripiebatur aut excidebat collige et serva.». Pensiamo di essere tanto fighi e di inventare cose nuove quando tutto quello che di intelligente c’era da dire già è stato detto. Come l’Eracle euripideo, rischiarato dagli amici e da chi mi ha cuore, non mi fermo manco per il cazzo.
Rivendicherò me a me stesso: Rispettando i doveri e gli impegni presi. Ma questo VINCOLATO a chi sono io ORA. Che non è di certo chi ero ieri, e non è chi sarò domani. Ma io ho ben presente il tutto ai miei occhi: i miei errori, le mie mancanze. Non li ripeterò. Ci vuole coraggio per ammettere di aver sbagliato, non smetterò mai di dirlo. Ed il mio più grande errore è sempre nella valutazione. Quello che non è numero mi sfugge. Quello che è di qualcun altro mi sfugge ancora di più. Valutare non vuol dire giudicare, ma dare il giusto peso. E da oggi valuterò.
Quindi, se tu, lettore, ti chiederai cosa questo vuol dire in pratica, fidati che le mie azioni parlano già ora in modo abbastanza chiaro.
Raccoglierò il mio tempo e lo darò a chi se lo merita, davvero. Quanto tempo buttiamo nel cesso ad inseguire draghi nel cielo azzurro, quando davanti a noi abbiamo la vita da vivere? Quante volte ci imparanoiamo per il pensiero degli altri, quando alla fine saremo, nel momento finale, noi a noi stessi? Come facciamo ad essere in grado di perdonare il prossimo, ma non noi stessi? E soprattutto, quando sappiamo benissimo di aver creato tutto noi un gran bel castello di carte?
Lo facciamo. Perché la battaglia è quotidiana, giorno dopo giorno. Scelta dopo scelta. Metro dopo metro.
Voglio vivere. Inebriarmi di tutto ciò che è vita. Esperienze. Viaggiare. Provare. Sperimentare. Ballare fino a che non mi reggono più le gambe. Spingere quei manubri finchè quei kili non mi fanno tremare le braccia. Studiare fino ad avere la testa fusa. Perché questo è l’anno zero.
Decio