Emanuele Ferraris, Autore a TheCio - Pagina 3 di 3

Emanuele Ferraris

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Dei Suoni.

Le scintille colorate, schizzi casuali dei fuochi d’artificio, rimbalzavano sulle grandi vetrate del 13esimo piano della Bahn Tower, Potsdamer Platz. L’incrocio lì sotto, illuminato a giorno e sommerso da una ritmica marea di persone, mandava una serie di suoni indistinti in ogni direzione, compresa quella di Brun. Urla e musica di disperdevano e diventavano un evento singolo, il suono di mille parole urlate tutte assieme e a squarciagola; lo struscio del 1999 che se ne va e il tonfo pesante...

Della Natura.

Sono oramai due settimane che seguo il Maestro in mezzo a questo deserto. Siamo partiti tre mesi fa; senza chiedere nulla ho accettato di seguirlo in viaggio, aprendo bocca solo per cantare la mia fiducia in lui, pronto a pedinare la scia delle sue parole. Sono l’allievo, lui il precettore. Io osservo, prendo note e cresco. Lui vive. La cosa positiva è che ho l’occasione di vedere molto del mondo, seguendolo. In più, guardo come i mattoni che compongono il...

Delle passioni.

Xīng si alza da terra e raggiunge la madre che sta ravvivando un misero fuoco in giardino. Il padre osserva la parte femminile della famiglia dalla finestra in soggiorno, scollando gli occhi dallo schermo e dai numeri che compongono la sua vita. Posa gli occhiali accanto alla tastiera, si preme gli occhi con pollice e indice, torna al lavoro. 24 anni di matrimonio, una figlia e il padre della moglie a carico, un lavoro che lo sfianca, mentalmente ed emotivamente....

Degli addii.

Settembre arriva subdolo ed in silenzio. Non lo noti ma in meno di un battito di ciglia si è infilato in salotto, ha fatto cadere i volumi dalla libreria e ti ha svuotato la dispensa. Mangia e divora tutto, ingrassa e pian piano occupa sempre più spazio; infila le sue mani gelide sotto la tua maglietta finchè ad un certo punto non puoi più farci nulla: devi ammettere che è arrivato settembre. E ciò comporta molte cose.Gli universitari abbandonano con...

Degli spaghetti di soia.

Mi guarda dal fondo del letto, uno sguardo stanco e spento; i colori che portava negli occhi sono nascosti e appiattiti, ridotti ad un grigio piatto e privo di profondità. Il sole per un giorno si è preso una pausa e ha lasciato la città alle nuvole e alla pioggia quindi siamo rimasti a casa, in camera. La temperatura, comunque, non ci lascia pace. Mi scruta il volto. Probabilmente cerca di leggere ciò che sto pensando. Come per istinto cerco...

Della Fluorescenza.

La sua mano scivola sul vetro senza lasciare traccia. Una medusa azzurra spunta nel profondo nero della vasca e accosta la lastra, segue il movimento irregolare dei suoi polpastrelli. Sembrano danzare, l’animale e la sua mano. La luminescenza bluastra le illumina il volto nel momento esatto in cui affianca la testa all’arto. Da dove sono io, dietro di lei, riesco appena a percepirne il riflesso; forse lo sto solo immaginando. L’immensa stanza buia è per noi. Sono le 11 di...

Del Fumo.

I suoi occhi mi cercano tra il fumo che riempie la stanza. Sono due fari che tagliano come rasoi la nebbia e scandagliano ogni angolo buio, a vuoto. Non mi trovano. Il suo corpo striscia sul mio ma non mi sente. Io sono sulla sua pelle. “Dai, esci fuori” sussurra quasi senza aprir bocca, “non è corretto. Tu mi puoi osservare, sono qui per te.” Le sue braccia nude sono distese e rilassate lungo i suoi fianchi. I suoi piedi...

Dello Sguardo.

Osservo mia nonna immobile, sulla sedia. Sta fissando suo marito, mio nonno materno, da quando sono entrato nella stanza 28 del reparto di Chirurgia Generale, forse da prima. Deve essere operato al colon; devono levargli un tumore; deve subire un altro intervento, domani mattina, quando sarò ancora nel caldo delle coperte. Nella stanza ci sono anche mia sorella e i miei. Mia madre cammina per la stanza, smaltisce l’agitazione così. Mio padre è appoggiato al muro che chiacchiera col malato,...

Del Sole.

Ho aperto gli occhi su una Torino schifosamente felice. Mi osserva dal basso delle strade, dalle cime degli alberi secchi che crepano il vetro azzurro e perfetto che ricopre il cielo. Mi sono alzato del letto e sono corso in bagno ad attaccare le labbra al rubinetto, più in fretta, più veloce. Dopo poco sono sull’asse che getto tutta l’incompetenza del mondo rimasta sullo stomaco la sera prima. Lei e l’assenzio. Il sole mi guarda benevolo dal soggiorno, lo invade,...