Gli squali sono sempre stati i miei animali preferiti. Bestie sinuose, dalle linee veloci, denti fatti per strappare.
Predatori intelligenti. Non aggressivi, se non qualche specie. Noi, umani, da soliti esseri patetici che siamo, ci divertiamo a metterci in gabbie di metallo per vederne la furia a qualche decina di centimetri di distanza. Lunghi metri pattugliano i mari, come dei
sacri protettori dell’equilibrio della natura.
Da Maggio non dormo più
O meglio, le uniche notti in cui dormo davvero sono quelle insieme a Chiara, in cui la sua presenza riesce a farmi chiudere gli occhi e lasciare tutto fuori. Chiudo gli occhi e mi sveglio riposato. Nel resto delle notti invece chiudo gli occhi ed un mondo si apre.
Gli squali non dormono, o meglio, non come nella nostra concezione mentale. Alcune specie si adagiano sul fondo, usando dei piccoli buchetti vicino alle narici per assorbire l’ossigeno (se usassero le narici si soffocherebbero con la sabbia). Gli occhi rimangono aperti ed una parte del loro cervello rimane cosciente, quel lieve livello di presenza a se stessi per poter monitorare l’ambiente intorno a sé.
Ecco. Dormo il sonno dello squalo.
Chiudo gli occhi e capisco raramente quando mi sono addormentato per davvero. Un flusso di pensieri, di dati, continua ad essere elaborato e spesso ne ritrovo il filo al mattino, pronto per essere ripreso. Provo leggendo, montando miniature, guardando serie tv, ascoltando musica, con le tisane, con sostanze varie ma il sonno non arriva. Così, da qualche mese a questa parte, ho deciso di abbracciare questa realtà.
Dormo il sonno dello squalo. Mi occupo, mi preoccupo, penso, medito. E sì, sogno, ma sono dei sogni su più livelli. Sono presente a me stesso, sono spettatore e al contempo vivo il sogno pienamente. Mi abbandono o, meglio, provo ad abbandonarmi ad essi ma sento sempre raschiare il retro del mio cranio da tutto ciò che accade e sta accadendo.
Flusso di coscienza.
Da un mese a questa parte mi sembra di vivere un lungo flusso di coscienza alla Joyce. I fatti si susseguono senza un ordine preciso. Scandisco il tempo con degli eventi che riescono a porre un prima ed un dopo, ma se mi chiedeste cosa ho fatto ieri, la settimana prima o quella prima ancora potrei confonderle e, sinceramente, mi importerebbe troppo poco.
Tengo il cervello acceso. Ragiona. Elabora. Propone soluzioni o si lancia in voli pindarici, per poi venir bruciato dalla realtà ogni giorno. Arriva il dolore, il sentimento, che si fa forte poi si diluisce e si aggiunge a quel grande cumulo che è ciò che è stato vissuto. Si accumula e passa il tempo e diventa la normalità quotidiana.
Un altro piccolo tassello della mia vita.
Arriva la sera. Arriva la notte.
Chiudo gli occhi e ne apro degli altri. Infiniti scenari di infinite scelte si prospettano davanti a me e ogni tanto mi assale la paura e mi trovo a respirare affannato. Cerco di recuperare la calma e mi ricordo da piccolo quando, nel letto, piangevo pur di addormentarmi. Mi addormentavo e pensavo a non deludere i miei genitori. Mi svegliavo presto per studiare perché avevo paura ed il cuore mi batteva forte.
Chiuso nella mia cameretta.
Il tempo perde la sua linearità e diventa solo un’altra dimensione su cui mi muovo. Spesso mi accade di trovarmi in situazioni che ho sognato o di chiedermi se mai l’avessi sognata o, anzi, valutata. Questo sicuramente accade a tutti, o almeno spero. Scelte che non ho fatto si ripresentano. Amici che ho lasciato indietro si ritrovano al mio fianco. Offese che pensavo passate si ripresentano.
Paure che ho affrontato ritornano.
All’inizio ero spaventato da questo.
Poi ho deciso di accettare e non reagire neanche più. Mi trovo in un flusso senza spazio, senza tempo, tutto cambia troppo veloce e non riesco a capire dove sono messo. Più in profondità penso, medito, elaboro e cerco risposte a cosa mi tiene sveglio durante il giorno. Più in profondità ancora invece mi lascio andare alle mie parti più oscure, facendo ciò che non avrei mai il coraggio di fare, per i motivi più bassi possibili. Diversi strati che non dovrebbero comunicare tra di loro coesistono e diventano una unica esperienza.
Irrazionale ma con un senso.
Dormo il sonno dello squalo. Fino a quando?
Decio