Un alieno. Ecco come mi sono sentito in queste mie prove. Nel mio immaginario c’erano luoghi che frequentano le persone single: discoteche, luoghi di studio collettivi, palestre, bar. Li vivevo quasi come un piccolo tradimento. Sarà che sono romantico, sarà che pensavo chissà cosa. Dopo averli iniziati a frequentare con costanza posso affermare che sì, ci sono single, ma ci sono anche coppiette e soprattutto tantissime persone di cui non gliene può fregare una beneamata minchia del perché sei lì, del come sei vestito e soprattutto “che minchia guardi”. Così, dopo aver affrontato le discoteche, le palestre e i bar, sono riuscito ad affrontare la mia più grande sfida. La Biblioteca di Città Studi.
Non so perché, mi ha sempre bloccato. Studiare in compagnia è una attività che in triennale ho sempre fatto, sarà che avevo il mio premiato gruppo di studio ™, sarà che i tavoli rotondi mi ispiravano e c’era sempre posto. L’anno scorso non ho mai studiato così in solitaria, così ho deciso di sfidarmi ancora una volta e portare, complice la graziosa compagnia della mia mafdl, il mio sedere fra i banchi di Città Studi. Piccole prove erano state fatte nei mesi precedenti per farmi dare ulteriormente dell’ipocrita da chi mi conosce pochino (prima dissimulavo quando mi era chiesto perché non venissi dicendo che non riesco a studiare in mezzo alla gente e che stavo meglio da solo, che gran bugiardo!), in questi due giorni ho/sto provando a capire.
Un po’ mi tremano le gambe. Per dissimulare indosso una tuta grigia. Simbolo a me stesso con me stesso delle mie fatiche estive, dei chili persi, delle anche doloranti, delle lacrime la notte per il dolore. La mia armatura. Non ho idea di come comportarmi, del cosa è socialmente accettato e del cosa no. Per fortuna qualcuno scambia due parole con me, mi chiama a fare pausa con loro e mi fa sentire meno strano. Ho sempre avuto problemi a socializzare, “So muovere un dito e appenderci il fiato di 1000 persone su un palco Ma qui non so neanche parlare”. Sono abbastanza fuoriluogo, mi sento come uno straniero. Estremamente poco naturale nel mio pormi, penso di essere un ridicolo miscuglio di imbarazzo e goffaggine. Avrei tutti i miei buoni motivi per starmene chiuso in casa.
Tornando in macchina meditavo sul trovarmi un lavoretto a Milano. Per cancellare definitivamente Biella dalla mia vita. Una scusa. Il prossimo semestre avrò lezione solamente il giovedì. Ho la tesi da fare, le lingue da studiare, quindi teoricamente avrei tutte le scuse per andare comunque a studiare in mezzo alle persone. I miei amici di Milano erano convinti che a Biella facessi chissà cosa, idem quelli di Biella, in verità me ne stavo semplicemente chiuso in casa.
Sono combattuto. Complici fattori esterni sono decisamente tentato dallo scappare, non sono sicuro di avere le forze per rimanere. Neanche il weekend. Se mi guardo indietro, se guardo al bambino dentro di me, so benissimo di averle. Che ho già affrontato altro. Che le persone intorno a me ci credono, che le mie anime affini, che hanno vissuto anche esperienze più dure, sanno che ce la posso fare.
Fuggire, scappare, erigere alte e altre mura. Bloccare. Questa cazzata che nei social puoi bloccare la gente è fottutamente tentatoria, sei lì che dici “sì, non la/lo vedo più, starò meglio”. Ma non smettono di esistere, il male che ti hanno fatto e continuano a fare non scompare. E soprattutto non posso scappare, bloccare il male che faccio io alle altre persone. Posso pensare e sperare che smetteranno di entrare nella mia vita, a ficcare like quando per sbaglio lascio una foto pubblica. Come se uno lasciasse una finestra aperta e si trova il bullo delle scuole medie che vi fruga in mezzo al cassetto delle cose a cui tenete. E sopratutto non esiste funzione di Facebook o Instagram per i propri errori. Il lato oscuro chiama e vuole uscire. Perché fa parte di me. E giustamente ogni tanto gli lascio il comando. Specialmente se questo vuol dire essere fottutamente sincero per una volta, anche se questo significa scrivere troppo. Come ora, del resto. Quindi decido di continuare a riprovarci. Una vota che sai di non essere adatto puoi o adattarti o accettarlo semplicemente e riderci sopra. Forse non sono davvero fatto per questo tempo e per questo posto, ma ora sono qui.
Una volta laureato tutto questo per me non esisterà più se non come un porto per tornarci qualche giorno. Che diventi scrittore o manager o anima libera, girerò il mondo. Voglio godermi questi ultimi mesi, che sia Milano o Biella o Torino. Voglio avere paura, affrontarla a testa alta e portare a casa anche questo giorno. Anche se è dura. Anche se sarebbe tanto bello e facile scappare e starmene chiuso, con le mie quattro seghe mentali del cazzo.
Decio