La stagione 2014/15 verrà ricordata per il definitivo exploit di Icardi, la strapotenza di Tevez e il talento cristallino di Paul Pogba.
Ben lontani da queste stelle ci sono stati dei giocatori che hanno fatto disperare i lor tifosi e gli amanti del calcio in genere.
Nella mia personale Flop11 schiero in porta Rafael del Napoli, che ha deciso di confermare tutti gli stereotipi sui portieri brasiliani infilando papere la cui evidenza era direttamene proporzionaale all’importanza della partita disputata.
La difesa, a quattro, è composta dalla premiata ditta di difensori centrali Ranocchia-Juan Jesus.
Il primo, nefastamente nominato capitano dell’Inter, ha passato l’intera annata a farsi buggerare da qualsiasi soggetto di diritto con un paio di scarpini si sia presentato al suo cospetto. Di diritto tra le perle stagionali rientrano il liscio, direttamente da rimessa laterale del compagno che è costato la coppa italia ai nerazzurri e il “palla mia, palla tua, palla dell’altro” con cui il Capitano in cooperazione con Handanovich trasforma un passaggio errato dell’avversario in una palla solo da appoggiare in rete.
Per il compagno di merende Juan Jesus vale la costante sensazione di affanno di fronte a qualunque attaccante lo sfidasse e un approccio al pallone in fase di impostazione da far lacrimare i suoi conterranei brasiliani che di sto gioco hanno scritto le pagine di storia più memorabili.
Non poteva mancare nella formazione Philippe Mexes, 32 anni e uno stipendio da top farebbero pensare al francese come guida della difesa milanista. Philippe invece le poche cose buone le fa in attacco, per il resto gioca per un anno come se fosse sull’orlo di una crisi di nervi: sempre il primo a perdere la testa, sempre furente come ai vecchi tempi. Isteria che sfocia nella sceneggiata di Roma, dove il nostro tenta invano di strangolare l’incredulo Mauri. Infine a completare il reparto difensivo ecco Britos del Napoli. Simbolo di una squadra partenopea dalla difesa colabrodo, l’argentino inizia la stagione con le sciagurate amnesie di Bilabao che costano la champions a Napoli e la chiude con una testata a gioco fermo a Morata da cui deriva la sua espulsione e la conseguente assenza nella gara decisiva contro la Lazio.
La linea mediana del nostro undici poggi sulla meteora M’vila che non ha nemmeno fatto in tempo a perdere i 15 kili di troppo che è stato cacciato dall’Inter a Gennaio; accanto a lui Sulley Muntari che dopo l’ennesima panchina ha addirittura chiesto alla società di non essere più convocato, venendo prontamente accontentato. Infine a fare compagnia ai primi due una ex gloria del calcio mondiale: Michael Essien che pare aver perso definitivamente la forza belluina che ne ha contraddistinto gli anni londinesi e aver imboccato un gioioso viale del tramonto caratterizzato da un atteggiamento da “calcetto con gli amici” nelle rare volte in cui lo sventurato Inzaghi è stato costretto a schierarlo in campo.
Il reparto offensivo, per concludere, è quello che più di tutti ha messo in crisi il selezionatore di questo undici degli orrori. La spuntano: Miciu ,acquisto incomprensibile del Napoli di De Laurentis che sin dalle prime uscite ha dimostrato una scarsissima dimestichezza con il pallone e una sgraziatezza nei movimenti singolare, ha finito ben presto per assistere a tutte le partite dei compagni dalla tribuna.
Infine l’ormai tramontato Lukas Podolski fa compagnia a Mario Gomez, ex panzer da 30 gol di media a stagione ridottosi a lento paracarro che giornata dopo giornata ha logorato la pazienza di Montella fino a farlo sbottare. Il tedesco ormai ha una media di un gol (spesso rocambolesco) ogni sette/otto palle gol nitide, degne del più ispirato Robinho milanista. Tutto ciò ha costretto il ct viola a scongelare dalla cina il vecchio Gila per stendere un velo pietoso sul suo numero trentatré.
Post #2 di Monteiro