“Solo un biglietto?”
“Sì, solo un biglietto.”
Entro in sala ridacchiando. Una volta una frase del genere mi avrebbe ucciso il morale, sarebbe stato come aprirmi il torace, lasciarci una brace ardente dentro e aspettare che faccesse il suo effetto. E invece, mi sono limitato a rispondere in modo educato che il biglietto era solamente uno.
Inizio dalla fine. Per chi, come me, ha letto la “Civil War” dei fumetti si aspettava una determinata cosa: una lotta ideologica. Da una parte Capitan America, quello che ritiene che non sia necessario il controllo del governo sui supereroi. Dall’altra Iron Man, che invece è fermamente convinto che un compromesso sia necessario.
Arrivato alla fine del film invece capisci come si stia parlando di un dramma personale. Di un rapporto di amici che si fanno male, molto male. Forse è una metafora dei nostri tempi. Dove anche i supereroi lasciano da parte le grandi battaglie e semplicemente cercano qualcuno di simile a loro per non essere soli.
Social, non social. Io ho smesso con Instagram e Snapchat. Twitter non lo usavo già più da tempo. Io bravo vivere. Passare momenti con persone. Uscire. Studiare. Faticare. Sentirmi qualcosa sulla pelle, che sia sudore o sì, anche lacrime. In questo modo mi ritrovo a vedere gente in costume che se le pianta di santa ragione (fomentus maximus) salvo poi inevitabilmente commuovermi quando la questione si rovescia su una dinamica che titanicamente è immensa, nel relativo assoluto invece dell’esistenza umana è un avvenimento come un altro.
Puoi essere Iron Man, ma la famiglia conta. Puoi essere Capitan America, ma l’amicizia conta. Questo film parla di questo, delle dinamiche umane e personali di personaggi che riteniamo archetipi ed invece sono semplicemente umani con qualche possibilità in più.
Ci siamo forse arresi al compiere atti degni di questo nome? Anche i supereroi ormai, per poter parlare con noi e sullo stesso piano, si riducono, nel senso di reducere, cioè tornano indietro ad essere semplici sedicenni insicuri? Ci sono questioni davvero troppo grandi per essere affrontate e quindi ci limitiamo a vivere la nostra piccola vita?
No. Credo sia il contrario. Certo, bisogna partecipare al tutto, e ci tornerò qui sotto. Ma sono stufo di chi non dona importanza agli avvenimenti che ne hanno davvero. Sono stanco di chi non si appassiona alle storie degli altri, di chi dice “embè”, di chi “alza le spalle”. Sì, sono in grado di perdere la testa per storie di persone che non si arrendono, che continuano a provarci, che ci credono, che non vanno in giro a cazzeggiare ma si chiudono in casa a studiare qualcosa che amano, perchè vogliono che diventi la loro vita.
Una scena, di cui non menzionerò i protagonisti, ma solamente il punto, il fine del discorso : se puoi fare qualcosa, dare un contributo e non lo fai, allora sei colpevole tanto quanto chi fa in modo che le cose vadano male.
Mesi fa mi sono fatto una promessa: lasciare stare la politica nella mia vita. Perchè non ho una faccia di bronzo, perchè mi sono già sputtanato più volte in contesti quantomeno ilari, perchè se mi facessi i cavoli miei e basta sarebbe meglio. Ultimamente titubo sempre di più, e credo che tornerò indietro anche su questa decisione. In che modo, non ne ho idea. Ma fa parte di me, e se non lo facessi, sarei uomo a metà.
Altra scena, anche questa troppo umana. Un protagonista, diciamo impacciato nelle relazioni umane, si innamora e viene palato brutalmente, anzi direi che prende un palo grande quanto una casa di diversi piani. SBEM. Umano, troppo umano.
Concludo dicendo che sì, andrò a rivederlo, sì, mi è piaciuto. No, non è solamente l’ennesima scazzottata. Questa volta è qualcosa in più.
Bonus: Tony Stark viene mollato da Pepper Potts. Tutti ridono.